
GENOVA TEATRO CARLO FELICE
SULL’ESSERE ANGELI
DI FRANCESCO FILIDEI
(prima assoluta della nuova versione)
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice
8 ottobre ore 20
10 ottobre ore 15
15 ottobre ore 20
16 ottobre ore 15
17 ottobre ore 15
16 dicembre ore 21.15 / Rai5
Ciò che interessa è indagare quei moti dell’anima che restituiscono un corpo diverso, per certi aspetti adiacente all’umano e capace di inabissarsi in uno spazio che ama nascondersi all’apparenza. Imparare da ciò che precede, dagli elementi che compongono lo spazio del vissuto. Atteggiamento che è anche immersione totale nella cura delle cose nascoste e dimenticate.
Ora, Sull’essere angeli, predispone all’essenza del respiro: pneuma che ci comprende e allo stesso ci commuove. L’aria, il respiro, il soffio, ciò che è più vitale per noi diviene anche messaggero di memorie e un modo per indagare la vita oltre di noi. Sull’essere angeli, arriva dopo uno scavo, come elemento sorgivo di un’archeologia che restituisce le vite degli altri e ci fa condividere lo spazio del gesto.
Le fotografie di Francesca Woodman che hanno ispirato la composizione musicale, insieme ad un avvenimento tragico, la morte della giovane pianista Eleonora Kojucharsu, alla quale Francesco Filidei dedica il brano, restituiscono un corpo sempre presente, in azione oltre l’autoritratto, indagando la bellezza e la maieutica delle cose vicine: un corpo che ci tocca, respira vicino a noi, una sedia nello spazio vuoto, una parete scrostata, uno specchio appoggiato al muro, ombra e luce che giocano, l’esser sospesi e l’essere in volo. A ben pensare tutte posture che riflettono sul senso della gravità, sulla relazione tra l’essere vivente e le sorgenti materiali e immateriali che lo animano. Posture che accolgono aloni e sfocature di presenze che individuiamo o percepiamo in quelle stanze scelte per le pose fotografiche. Emerge una dimensione auretica che muove il corpo e lo tocca per fargli compiere dei gesti che sembrano danze: riti d’iniziazione al mondo dove piedi, gambe, busto, capelli, braccia s’innestano nel discorso primitivo dell’uomo per inginocchiarlo, farlo stare a quattro zampe, sdraiato, sospeso, accucciato, abbandonato. In questa forma analitica ogni gesto racchiude il viaggio dell’uomo fino ad oggi e oltre di lui.
La coreografia, interpretata da un’unica danzatrice, Claudia Catarzi, raccoglie l’invito su ciò che ha ispirato la composizione musicale e presenta quei gesti e quegli oggetti per creare un’ode alle cose dimenticate; Res amissa, non un bene perduto ma l’attenzione verso le cose dimenticate che con forza inappropriabile continuano ad alimentare la speranza dentro di noi. Claudia mi sembra che colga nel suo essere con la danza quei moti dell’animo che la fanno immergere nella stessa sostanza immateriale e simbolica che emerge dalle opere della Woodman. Respira la danzatrice insieme al fiato della musica che sempre la irrora di novità, affinché lo scavo dell’uomo possa illuminarci ad un mondo rispettoso dei margini, in dialogo con la natura delle cose.
Maestro concertatore e direttore Andriy Yurkevych
Regia, coreografia, scene, costumi e luci Virgilio Sieni
Flauto Mario Caroli
Ballerina Claudia Catarzi
Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova