CECITÁ

2023 WORLD PREMIERE

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Fotografia Guido Mencari

Torino (TO), Teatro Astra, dal 7 al 12 novembre 2023
Prato (PO), Teatro Fabbricone, dal 14 al 19 novembre 2023
Perugia (PG), TSU Teatro Morlacchi, 22 novembre 2023
Bari (BA), Teatro Piccinni, 3 febbraio 2024
Napoli (NA), Teatro Mercadante, 2 e 3 marzo 2024
Rovereto (TN), Teatro Zandonai, 26 marzo 2024
Genova (GE), Teatro Ivo Chiesa, 17 aprile 2024
Pesaro (PU), Teatro Rossini, Pesaro Danza Focus Festival, 18 maggio 2024

ENG

Conception, choreography, space design Virgilio Sieni
Perfomed by Jari Boldrini, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti,  Lisa Mariani, Andrea Palumbo, Emanuel Santos
Music Fabrizio Cammarata 
Lighting Andrea Narese and Virgilio Sieni 
Costumes and scenographic elements Silvia Salvaggio
Masks Chiara Occhini

Production
Centro di Rilevante Interesse per la Danza Virgilio Sieni
Fondazione Teatro Piemonte Europa
Fondazione Teatro Metastasio di Prato 

Loosely based on the novel Blindness by José Saramago

≪I don’t think we did go blind, I think we are blind, Blind but seeing, Blind people who can see, but do not see≫

J. Saramago

An immense tragedy is looming over the planet, disrupting its entire way of being. An unknown virus takes away people’s sight. Communities and individuals apocalyptically lose what they thought was theirs, to own and to see. Everything is suddenly immersed in a bright milky whiteness that seems to devour not only colors, but things and beings themselves, making them doubly invisible.

That milky sea into which the world’s inhabitants have fallen leaves them bewildered and frightened and vulnerable to odors and fumes, forces them to appreciate crying and tears, fingerprints and the touch of a hand. In this state of exception, a small group bands together to find an escape route and a new world. Among them is a woman who has not lost her sight, but who must alter every detail of her behavior to coexist with sight, to ask herself what seeing is for.

In this poem of death and suffering, the body advances with all its biology and emotions emerge from new, re-found, relearned gestures. The performers, witnesses to this event, find themselves touching space, and being touched by places, listening to signs from the ground and sound waves drifting in the air. The dramaturgical experiment proceeds, launching a reconstruction of the body that moves from blindness towards a new condition that forces it to experience things differently and to develop strategies for survival, or, more simply, ways to reeducate the gaze.

The explored space is re-composed through the discovery of tactile, perceived details, with touch creating a new perception of the self, of the other and of life. Desperate, outmoded, dramatic, evil, aimless, savage behaviors responding to animal instincts dig deep, bringing to light more human things, like friendship and solidarity. The biped human often becomes quadruped, a crouching puppy, a brutal beast shaking itself, or a slithering snake. Touching things and others, it elaborates new postures and emotions. In the blinding whiteness, everything is revealed once again: what before was present but hidden now emerges.

Dance arises from a return to a displacement, an inner migration. The body and its parts become the locus of re-departure: slowly pacing and crawling, hands reach to touch things, limbs stretch out for defense, to get food and to wash, to kill and to tend the dead, but also to embrace a dog and feel a profound, collaborative symbiosis among beings.

The biological needs etched into sapiens’ behavior burst through in this process of becoming accomplices and communities: feeding, caring for the weakest, defending ourselves at all costs. A condition that brings out a schematic, evil nature that surprises us and upsets our perception of others and things. The dancers, as bearers of this new essence, act by creating a new perceptive map of the space and the city, discovering ancient – perhaps once-lost – potentials that now call us to care for the land and the territory, in keeping with a vision that is, as James Hillman writes, “soul”, “atmosphere”, nature”, “genius loci”: under a tree, near a waterhole, near a spring, crouching in a corner, a trusting shoulder against a smooth wall.

Opening their eyes every time to see again.

Blindness explores the state of absence that reawakens the life in things, shoving them out of their everyday places, seeking an essence that reminds us that we are, first and foremost, nature – a nature that reacts within us and is capable of destroying us.

We are made up of agents and presences that call to us, whimpering, and the dance embodied within us responds, offering itself in an untranslatable ritual. The focus is on what is already here, on musical movement as a tension that engages every human faculty in simply being alive, creating and recreating the experience of initiation to movement. We don’t always know what moves us – the art of dance does not reveal, but traverses, uniting us with nature, questioning the infinite that surrounds us, taking us by the hand.

CONTACT

TOUR / PRODUCTION DANIELA GIULIANO
cango@sienidanza.it
tel. + 39 3396929211 / + 39 055 2280525
www.virgiliosieni.it

 

ITA

Ideazione, coreografia, spazio Virgilio Sieni
Interpreti Jari Boldrini, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Lisa Mariani, Andrea Palumbo, Emanuel Santos
Musica originale Fabrizio Cammarata
Luci Andrea Narese e Virgilio Sieni 
Costumi ed elementi scenici Silvia Salvaggio
Maschere Chiara Occhini

Produzione
Centro di Rilevante Interesse per la Danza Virgilio Sieni

Fondazione Teatro Piemonte Europa
Fondazione Teatro Metastasio di Prato

Spettacolo liberamente ispirato al romanzo Cecità di José Saramago

«Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono»
J. Saramago

 

 

Incombe sulla terra una tragedia immane che rovescia il modo di stare. Un virus sconosciuto agisce togliendo la vista alle persone. Comunità e individui perdono apocalitticamente quello che credevano di possedere e vedere. Tutto è improvvisamente immerso in un biancore luminoso che assorbe come per divorare non solo i colori ma le cose stesse e gli esseri, rendendoli così, doppiamente invisibili.

Quel mare di latte nel quale sono caduti gli abitanti del mondo, li rende sgomenti e impauriti, vulnerabili agli odori e alle esalazioni, li costringe ad apprezzare il pianto e le lacrime, le impronte e il tocco della mano. In questo stato di eccezione un piccolo gruppo si allea per condividere le vie di fuga e il nuovo mondo. Tra di loro una donna non ha perso la vista, ma dovrà rimodulare ogni dettaglio del suo comportamento per coesistere con la vista, per domandarsi a cosa serve vedere.

In questo poema della morte e della sofferenza, il corpo avanza con tutta la sua biologia e le emozioni emergono da gesti nuovi, ritrovati, reimparati. Gli interpreti, come testimoni di questo evento, si ritrovano a toccare lo spazio, a essere toccati dai luoghi, ad ascoltare le tracce del suolo e le onde sonore che vagano nell’aria. La ricerca drammaturgica procede avviando una ricostruzione del corpo che dalla cecità si muove verso una condizione di novità che obbliga a vivere le cose diversamente e ad elaborare strategie di sopravvivenza -o più semplicemente- di rieducazione allo sguardo.

Lo spazio esplorato si compone secondo la scoperta di dettagli tattili e sensibili dove la vista passa in secondo piano, dove il tatto ricrea una nuova percezione di sé, dell’altro e dell’abitare. I comportamenti disperati, desueti, drammatici, malvagi, alla deriva, selvaggi, rispondenti all’istinto animale agiscono come uno scavo profondo portando alla luce ciò che è più umano come l’amicizia e la solidarietà. L’essere bipede umano diventa molto spesso quadrupede, serpente che striscia, cucciolo che si rannicchia, belva brutale che si scuote. Toccando le cose e gli altri elabora nuove posture ed emozioni. Nel biancore accecante della scena tutto si svela di nuovo: emerge quello che prima era presente ma nascosto.

La danza nasce da un ritorno allo spostamento, da una migrazione interiore. Il corpo e le sue parti divengono sede assoluta di ripartenza: si procede con un lento camminare e strisciare, si volgono le mani libere per toccare, si dispiegano gli arti per difendersi, per procurarsi il cibo e lavarsi, per uccidere e curare i morti, ma anche per abbracciare un cane e sentirsi in una profonda e complice simbiosi tra esistenti.

Le necessità biologiche inscritte nel comportamento del sapiens esplodono in questo farsi complici e comunità: cibarsi, accudire il più debole, difendersi a tutti i costi. Una condizione che fa emergere una natura schematizzata e malvagia che sorprende e che rovescia la percezione sugli altri e le cose. I danzatori, come portatori di questa nuova essenza, agiscono ricreando una nuova mappa percettiva dell’ambiente, della città, scoprendo le potenze antiche -forse perse- che oggi richiamano alla cura del suolo e del territorio secondo una visione che è, come scrive James Hillman “anima”, “atmosfera”, natura”, “genio del luogo”: sotto un albero, vicino a una pozza d’umido, presso una sorgente, accucciati in angolo, lungo una parete liscia, affidati ad una spalla.

Aprire gli occhi tutte le volte per vedere di nuovo.

Con Cecità si esplora quello stato di mancanza che risveglia la vita delle cose facendole sbalzare fuori dalla quotidianità, ricercando un’essenza che ricorda che prima di tutto siamo natura, una natura che reagisce a noi, capace di distruggere noi.

Siamo fatti di agenti e presenze che gemendo ci richiamano e la danza incarnata nei corpi risponde, restituendosi nella sua intraducibilità rituale. L’attenzione è su quello che già è qui, sul movimento musicale come tensione che coinvolge tutte le facoltà umane, per essere semplicemente vivi, per creare e ricreare quell’esperienza di iniziazione al movimento. Non sempre sappiamo cosa ci muove, l’arte della danza non svela ma attraversa, unendosi ogni volta alla natura, interrogandosi dell’infinito che ci avvolge, prendendosi per mano.

BIO / ENG

VIRGILIO SIENI 
Virgilio Sieni is an Italian dancer and choreographer, an artist who collaborates with top international theatrical and musical institutions, art foundations and museums. His research and experimentation is based on the idea of the body as a place of acceptance of diversity and a space in which the archeological complexity of gestures develops.
He creates his language springing from the concepts of transmission and tactility, with an interest in the aptic, multi-sensory dimension of the gesture and the individual, exploring themes of resonance, gravity and the poetic, political, scientific and archeological multitude that is the body.
While studying arts and architecture, he simultaneously dedicated himself to experimenting with languages of the body and dance, exploring techniques of modern and classical dance and release with Traut Streiff Faggioni, Antonietta Daviso and Katie Duck. In 1983, after four years of study on improvisation in the languages of contemporary dance in Amsterdam, Tokyo and New York, he became one of the founders of the Parco Butterfly company, and in 1992 created the Compagnia Virgilio Sieni, coming to the forefront as a leading figure on the international contemporary scene.
Since 2003 he has directed Florence’s CANGO Cantieri Goldonetta, a National center for the Production of Dance and for research on and transmission of languages of the body, a space that hosts artist’s residences as well, in an interdisciplinary program blending dance, music and visual arts. In 2007 he founded the Academy of the art of the gesture, conceived to create and explore training contexts for people of all ages, backgrounds and ability levels on the idea of the community of the gesture. The Academy develops programs in cities and territories based on ideals of participation, listening to the body and regeneration of the territory.
In 2018 he founded the School of the Gesture and the Landscape, a training context in which to explore the relationship between the body and the land, from nature to the gesture, and vice-versa; from the memory of movement to the creation of new urban geographies. Following a process of regeneration and renovation of the structure, he founded and directs a space in Florence’s Cascine Park called PIA | Palazzina Indiano Arte. The building is the site of the school, and most importantly, a recreation space and permanent workshop for dancers, citizens, researchers, students, dance and art lovers and the general public.
He is a three-time winner of the UBU Prize (2000, 2003, 2011), was awarded the Lo Straniero prize in 2011, and in 2013 was named Chevalier de l’Ordre des Arts et de Lettres by the French Ministry of Culture.
He was the Director of the Biennale Danza from 2013 to 2016, developing a four-year plan focusing on the concept of inhabiting the world and the idea of polis and democracy, envisioning the city through his metaphysics.
His choreographic career has included thematic cycles that vary from an exploration of Greek tragedy to peregrinations in fairy-tail landscapes, from the relationships between the gesture and filiality to shared exploration of the meaning of the democracy of the body, always dealing on some level with the current situation in pursuit of a lost humanism. His is a language in continuous evolution, both in terms of composition and the relationship with the audience, alternating stage shows with new formats for itinerant spectators in unconventional places, from woods to museums. A fundamental factor in the development of his artistic philosophy were his collaborations with the philosopher Giorgio Agamben, with whom he developed the dramaturgy for a few works, including La Natura delle Cose (2008) and Interrogazioni alle vertebre (2007), and with Giancarlo Gaeta, with whom he developed several experiences aimed at constructing communities of the gesture.
His most important city-based projects include: Arte del gesto nel Mediterraneo (2010-2013), a four-year project developed as a journey through territorial identities and the ages of man, created for the  Theatre du Merlan Scène Nationale in Marseille and Marseille 2013 European Capital of Culture; Diario fisico di un viaggio (2011) in Santiago, Chile, focused on the idea of democracy and resistance in relation to the body and the gesture; Atlante Del Gesto (2015) at the Fondazione PRADA in Milan, a work in the foundation’s spaces where “the study of fragments and details of the body unfolds into an archeological investigation offering glimpses of the present”; Thauma | Atlante Del Gesto (2019) for the city of Matera, 2019 European Capital of Culture, an intimate contemplation of lost gestures springing from the study and exploration of materials from archives in Basilicata and other Italian regions, with the aim of creating an “evolving archive of the gesture.”
In 2017, Sieni embarked on a shared artistic process with Mimmo Cuticchio, exploring the relationships between body and marionette, dance and puppet opera, which led to the show Nudità (2018), the culmination of a three-year period in Palermo.
In 2019, reprising a ten-year-long process of creation with visually impaired people, Sieni created Danza Cieca, a duet with Giuseppe Comuniello, a performance based on the idea of tactile space that explores the perceptive relationships between gesture and encounter, waiting and touching.

FABRIZIO CAMMARATA
Fabrizio Cammarata grew artistically opening shows for Ben Harper, Patti Smith, Hindi Zahra, Iron & Wine, Villagers, Paper Kites, and over the years he has performed onstage with Damien Rice, Daniel Johnston as well as Tamikrest.
Born in Palermo, Sicily, with 6 albums to date, he has toured Europe and North America since 2005 with his music: songs of love, longing, lights and shadows, inspired by the voices of Chavela Vargas, Leonard Cohen, Fabrizio De André, along with Federico García Lorca’s poetry and Wim Wenders’s road movies. He shifts through multiple languages, staying true to his Mediterranean descent, evolving with the musical curiosity of a tireless traveller.
After his “on-stage baptism of fire” with Devendra Banhart during a concert in his native Palermo, he made his debut in 2007 with the band The Second Grace and their self-titled album. In 2011 he released the solo album “Rooms”, produced by J.D. Foster (Calexico, Marc Ribot). In 2014, together with U.K.-based singer-songwriter and guitarist Paolo Fuschi, he released a soul album, “Skint And Golden”, recorded between Palermo and Manchester. Since 2013, he has been working on the road movie “Send You A Song” with director Luca Lucchesi, a long journey across 4 continents focusing on the traditional Mexican song “La Llorona”, whose version by Cammarata also appears on his EP “In Your Hands” (2016) and is featured in all of his live shows.
In 2017, together with singer-songwriter Dimartino, he released “Un Mondo Raro”, an album dedicated to the late Mexican singer Chavela Vargas and nominated for the Targhe Tenco Awards in Italy. In the same year, the two friends wrote a novel inspired by the life of the “lady in the red poncho”, which bears the same title as the album (published by La Nave di Teseo), and a theatrical show featuring storytelling, music, and Sicilian/Mexican puppets.
In 2017, “Of Shadows” (800A Records/Kartel Music Group, Haldern Pop Recordings) was released, produced by Dani Castelar (Paolo Nutini, Editors, R.E.M.). It established Fabrizio as one of the most appreciated Italian voices abroad in the alternative music scene. The single “Long Shadows” is – to date – the most successful track by Cammarata with more than 3 million streams on Spotify (as of 2022).
March 2019 marks the release of “Lights” (800A Records/Kartel Music Group, Haldern Pop Recordings), also produced by Dani Castelar.
The latest two releases, dedicated to light and its absence, were followed by extensive tours in Europe, Canada, U.S., Mexico and the Middle East.
Fabrizio has played numerous festivals worldwide, including: SXSW – Austin,TX (5 editions) / Folk Alliance – Montreal, Canada / The Great Escape – Brighton – UK / MaMA Festival – Paris, FR / Reeperbahn Festival – Hamburg, DE / Haldern Pop Festival – Haldern, DE.
The new single “Stripped To The Bone” was released on April 21, 2023.
A new album is set to be released on March 22, 2024.

BIO / ITA

VIRGILIO SIENI
Virgilio Sieni è danzatore e coreografo italiano, artista attivo in ambito internazionale per le massime istituzioni teatrali, musicali, fondazioni d’arte e musei. La sua ricerca si fonda sull’idea di corpo come luogo di accoglienza delle diversità e come spazio per sviluppare la complessità archeologica del gesto. Crea il suo linguaggio a partire dal concetto di trasmissione e tattilità, con un interesse verso la dimensione aptica e multisensoriale del gesto e dell’individuo, approfondendo i temi della risonanza, della gravità e della moltitudine poetica, politica, archeologica del corpo.
Si forma in discipline artistiche e architettura, dedicandosi parallelamente a ricerche sui linguaggi del corpo e della danza. Approfondisce tecniche di danza moderna, classica e release con Traut Streiff Faggioni, Antonietta Daviso, Katie Duck. Nel 1983, dopo quattro anni di studio sul senso dell’improvvisazione nei linguaggi contemporanei della danza tra Amsterdam, Tokyo e New York, è uno dei fondatori della compagnia Parco Butterfly e nel 1992 crea la Compagnia Virgilio Sieni, affermandosi come uno dei protagonisti della scena contemporanea internazionale.
Dal 2003 dirige a Firenze CANGO Cantieri Goldonetta, Centro di Rilevante Interesse per la Danza per la ricerca e la trasmissione sui linguaggi del corpo, uno spazio per ospitalità e residenze di artisti, in un programma interdisciplinare tra danza, musica e arti visive.
Nel 2007 fonda l’Accademia sull’arte del gesto, nata per creare e approfondire contesti di formazione rivolti a persone di qualsiasi età, provenienza e abilità, sull’idea di comunità del gesto. Sviluppa percorsi nelle città e nei territori fondati sull’idea di partecipazione, ascolto del corpo e rigenerazione del territorio.
Gli è stato assegnato per tre volte il premio UBU (2000, 2003, 2011); nel 2011 il premio Lo Straniero; nel 2013 è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et de Lettres dal Ministro della cultura francese e nel 2020 il Premio Internazionale Ivo Chiesa.
È stato Direttore della Biennale Danza di Venezia dal 2013 al 2016, sviluppando un piano quadriennale sul concetto di abitare il mondo e sull’idea di polis e democrazia, concependo la città attraverso la sua metafisica.
Il suo percorso coreografico accoglie cicli tematici che vanno dall’esplorazione della tragedia greca alle peregrinazioni nei paesaggi della fiaba, dalla relazione tra gesto e filialità fino alla ricerca condivisa sul senso della democrazia del corpo, in un confronto costante con la realtà del presente, alla ricerca di un perduto umanesimo. Un linguaggio in continua evoluzione sia sul piano compositivo che su quello del rapporto con il pubblico, dove si alternano spettacoli da palcoscenico e formati inediti per spettatori itineranti in luoghi non convenzionali, dai boschi ai musei. Fondamentale per lo sviluppo della sua filosofia artistica è stato l’incontro con il filosofo Giorgio Agamben, con il quale ha collaborato per la drammaturgia di alcuni lavori, quali La Natura delle Cose (2008) e Interrogazioni alle vertebre (2007).
Tra i progetti più importanti nelle città si ricordano: Arte del gesto nel Mediterraneo (2010-2013), un progetto quadriennale sviluppato come un viaggio nell’identità dei territori e nell’età dell’uomo creato su proposta del Theatre du Merlan Scène Nationale à Marseille nell’ambito di Marseille 2013 Capitale europea della cultura; Diario fisico di un viaggio (2011) a Santiago del Cile nell’ambito del Festival Santiago a Mil, un percorso sull’idea di democrazia e resistenza in relazione al corpo e al gesto; Atlante Del Gesto (2015) per la Fondazione PRADA di Milano, un operare negli spazi della fondazione dove “lo studio del frammento e dei dettagli del corpo dispiega un’indagine archeologica che si affaccia al presente”; Thauma | Atlante Del Gesto (2019) per la città di Matera nell’ambito di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, una ricerca intima sui gesti perduti, partendo dallo studio e dall’esplorazione di materiali provenienti dagli archivi della Basilicata e di altre regioni italiane con lo scopo di creare un “archivio in divenire del gesto”.
Nel 2018 apre La Scuola sul Gesto e il Paesaggio, un contesto di formazione per approfondire la relazione tra corpo e territorio: dalla natura al gesto e viceversa, dalla memoria del movimento alla creazione di nuove geografie urbane. Fonda e dirige, a seguito di un processo di rigenerazione, uno spazio sito nel Parco delle Cascine, PIA | Palazzina Indiano Arte. L’edificio è sede della scuola ma soprattutto luogo di sosta, residenza e laboratorio permanente per danzatori, cittadini, ricercatori, studenti, amatori e pubblico.

Nel territorio toscano e attraverso Cantieri Culturali Firenze e Officine del gesto avvia una progettualità inedita di relazione tra arti performative e città, creando e invitando artisti nazionali e internazionali per lo sviluppo di percorsi di residenza e abitabilità in “spazi altri” che smarginano dalla produzione artistica alla rigenerazione urbana. A Firenze il Festival Cantieri Culturali Isolotto e la nascita della Galleria Isolotto ne costituiscono un tratto distintivo.
Nel 2017 inizia un percorso di condivisione artistica con Mimmo Cuticchio, indagando la relazione tra corpo e marionetta, danza e opera dei pupi che confluisce nello spettacolo Nudità (2018) come momento finale del triennio svolto a Palermo.
Nel 2019, riprendendo il percorso decennale di creazione con persone non vedenti, nasce Danza Cieca, un duetto con Giuseppe Comuniello sviluppato sull’idea di spazio tattile, indagando la relazione percettiva tra gesto e incontro, attesa e tattilità.
Dal 2021 i percorsi dell’Accademia sull’arte del gesto si espandono ancor di più al concetto di fragilità attraverso il progetto Prometeo, un percorso che coinvolge persone che abitano i confini della diversità fisica, cognitiva e comportamentale che sviluppa pratiche itineranti in spazi d’arte (teatri, musei e centri d’arte) e di cura (RSA, Centri Diurni e associazioni di promozione sociale) condotte da danzatrici e danzatori professionisti e frequentate da cittadini di ogni età abilità e provenienza compresi operatori sanitari e caregiver.
Parallelamente la produzione della Compagnia continua e si sviluppa su filoni compositivi che accolgono produzioni come Metamorphosis (2019), Paradiso (2021), Satiri (2022) e Sul Cantico (2022), mantenendo viva un’indagine continuativa sui linguaggi poetici del movimento.
La lunga e continuativa produzione con le comunità di cittadini, si formalizza nei progetti Territori del gesto e Human Atlas: percorsi articolati tra città e borghi, tra spazi cittadini e fondazioni museali che riuniscono e rielaborano le tracce gestuali di diversi territori allo scopo di creare un atlante umano fatto di posture, movimenti, presenze e azioni per aprire un dialogo attivo sull’attenzione all’individuo, sulla cura del paesaggio e sul ruolo dell’arte nella quotidianità.

FABRIZIO CAMMARATA
Fabrizio Cammarata è cresciuto artisticamente aprendo i concerti di Ben Harper, Patti Smith, Hindi Zahra, Iron & Wine, Villagers, The Paper Kites ed è stato negli anni ospite sui palchi di Damien Rice, Daniel Johnston e Tamikrest.
Nato a Palermo, in Sicilia, con 6 album all’attivo, a partire dal 2005 ha portato in Europa e in Nord America la sua musica: canzoni d’amore, desiderio, luci e ombre; ispirate dalle voci di Chavela Vargas, Leonard Cohen e Fabrizio De André, dalla
poesia di Federico García Lorca, dai road movie di Wim Wenders.
Muovendosi attraverso più lingue, sempre rimanendo fedele alla sua origine mediterranea, in ogni disco aggiunge nuovi colori al suo mosaico musicale con la curiosità di un viaggiatore instancabile.

Dopo il “battesimo del fuoco” sul palco di Devendra Banhart nel 2004 durante un concerto nella sua Palermo, debutta nel 2007 con la band The Second Grace e un album omonimo.
Nel 2011 pubblica l’album solista “Rooms”, prodotto da J.D. Foster (Calexico, Marc Ribot). Nel 2014, insieme al cantautore e chitarrista mancuniano d’adozione Paolo Fuschi, ha pubblicato un album soul, “Skint And Golden”, registrato tra Palermo e
Manchester. Dal 2013 lavora al road movie “Send You A Song”; con il regista Luca Lucchesi, un lungo viaggio attraverso 4 continenti incentrato sulla canzone tradizionale messicana “La Llorona”, la cui versione di Cammarata compare anche nell’EP “In Your Hands” (2016) e non manca mai nelle scalette di tutti i suoi spettacoli dal vivo.

Nel 2017, insieme all’amico cantautore Dimartino, ha pubblicato “Un Mondo Raro”, un album dedicato alla compianta cantante messicana Chavela Vargas e finalista alle Targhe Tenco nella sezione “Interpreti”. Nello stesso anno i due amici artisti scrivono
un romanzo ispirato alla vita di questa “signora dal poncho rosso”, che porta lo stesso titolo dell’album ed edito da La Nave di Teseo, e vanno in tournée con uno spettacolo teatrale a lei dedicato, un viaggio fatto di narrazione, musica e burattini siciliani/messicani.
Nel 2017 esce “Of Shadows” (800A Records/Kartel Music Group, Haldern Pop Recordings), prodotto da Dani Castelar (Paolo Nutini, Editors, R.E.M.), che consacra Fabrizio come una delle voci italiane più apprezzate all’estero.
A marzo 2019 è uscito “Lights” (800A Records/Kartel Music Group, Haldern Pop Recordings), anche questo prodotto da Dani Castelar.
I due album dedicati alla luce – e alla sua assenza – sono stati seguiti da lunghi tour in Europa, Canada, Stati Uniti, Messico e Medio Oriente.
Nelle sue tournée Fabrizio ha spesso partecipato a numerosi festival internazionali, come: SXSW – Austin,TX (5 edizioni fra 2008 e 2018) / Folk Alliance – Montreal, Canada / The Great Escape – Brighton – UK / MaMA Festival – Paris, FR / Reeperbahn Festival – Hamburg, DE / Haldern Pop Festival – Haldern, DE.
Dal 2021 collabora con il coreografo e danzatore Virgilio Sieni, 3 volte premio UBU e fra i più autorevoli rappresentanti contemporanei della danza concepita come ricerca e analisi del gesto primigenio, spesso attraverso un continuo riferimento alla storia
dell’arte, e come mezzo per raccontare esperienze, mancanze, dolori e cambiamenti propri e altrui. La maggior parte degli spettacoli a cui Cammarata dà voce e suono è basata su improvvisazione e dialogo estemporaneo fra musica e movimento, come accade in “Di fronte agli occhi degli altri”, “Notturno – Trionfo della Morte”, “Ascoltami – Ecoute-moi”, “Annunciata”, “Canti Palermitani”.
Il nuovo singolo “Stripped To The Bone”; è uscito il 21 aprile 2023.
L’uscita del nuovo album è prevista per il 22 marzo 2024.