STEFANIA TANSINI
in residenza per
L’OMBELICO DEI LIMBI
CANGO, Cantieri Goldonetta – Firenze
L’ombelico dei limbi è un percorso che origina da una riflessione sulla follia, qui intesa come
un’ambigua e non univoca relazione tra le cose, a partire dalla vita e dai testi di Antonin Artaud.
Un’azione nella quale il corpo si immerge in un ambiente reale già esistente, lo vive e lo contamina.
“Solo rimedio alla follia, è l’innocenza dei fatti”
L’ombelico dei limbi, Antonin Artaud
L’ombelico dei limbi è un testo giovanile di Antonin Artaud, nel quale troviamo visoni e pensieri che andrà a maturare negli scritti successivi.
L’alienazione dal mondo, la mancanza di nostalgia per il senso perso, la creazione di un linguaggio nuovo, il dolore della frammentazione dell’identità.
In questa messa in scena il corpo e la voce sono testimonianza lucida dell’angoscia del reale, sono materiale folle primario, realtà viva e carnale che esplode e implode, che dice quello che non si nomina, che forgia le forme senza pace, che procede ossessivamente verso una non fine.
Lo spazio, in ascesa verso il cielo e in discesa verso la terra, è lo specchio dell’alienazione, dell’impossibile accesso ad un ordine composto, determinato, afferrabile. Un luogo ambiguo e di attraversamento, contaminato da elementi di natura surrealista come tessuti, colori e bastoni.
Come accade in Artaud, anche questo percorso procede in una tensione contraddittoria: da una parte la volontà di liberarsi, di farsi a pezzi, di tenersi fuori dal mondo, dall’altra il desiderio di ricostituzione, di condivisione del percorso per tentare di riprendere contatto con la collettività e superare la solitudine.
L’ambizione del progetto è quella di scardinare la dimensione del ‘corpo danzante’ e sostituirla con un ‘corpo vivente’, e, in questo senso, dare la possibilità di traslare senza attriti dalla performance al reale, senza confondere e ingarbugliare queste due dimensioni ma intrecciando e ricamando legami chiari e diretti.
La scelta di uno luogo complesso e reale, come una scalinata o uno spazio caratteristico, va in questa direzione: creare un evento in un luogo in cui allo scopo utilitario di uno spazio si aggiunge una visione non utilitaristica, legata al vitalismo dell’essere, e questo può aprire nuove possibilità di sguardo. Anche nel caso in cui la scalinata fosse costruita sul palcoscenico, la destrutturazione del sistema scenico non verrebbe persa.
Progetto, coreografia, danza, costumi Stefania Tansini
Musica Paolo Aralla
Luci Elena Gui
Testo Raffaella Colombo
Dramaturg Raffaella Colombo
Direttore tecnico Omar Scala
Assistente ai costumi Chiara Sommariva
Tessuti e sartoria MeArTe
In co-produzione con Fondazione Teatro Grande di Brescia, Romaeuropa Festival, Nanou Associazione Culturale
Con il supporto di Residenza Artisti nei Territori Masque teatro, Olinda residenza artistica, AiR_Artisti in Residenza 2023/Lavanderia a Vapore
Artista associata alla Fondazione Teatro Grande di Brescia
PER INFORMAZIONI
Centro Nazionale di Produzione per la Danza Virgilio Sieni
CANGO Cantieri Goldonetta
via Santa Maria 23/25 – Firenze
055 2280525 – accademia@virgiliosieni.it