FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLE ARTI SANTA ROSA DE CUEVO
24, 25, 26 MARZO_performance
12>26 MARZO 2023_residenza artistica
ATLANTE GUARANÍ
NUOVI GESTI DEL XXI SECOLO
Territori del gesto
Un progetto di Virgilio Sieni
a cura di Delfina Stella
L’idea è quella di creare un atlante di gesti attraverso azioni coreografiche condivise con la comunità: giovani, anziani, studenti e persone del luogo. Un’opera il cui senso è racchiuso nella sacralità del gesto ascoltato e che appartiene ad ogni individuo, abitante del mondo.
Il patrimonio gestuale nascerà dai movimenti che le persone incorporano in riferimento alle loro azioni quotidiane, i riti e le cerimonie praticate, le invenzioni, il loro modo di elaborare delle semplici posture. Insieme al gesto, per elaborare alcune azioni coreografiche, saranno utilizzati degli oggetti privati, intimi, custoditi e del lavoro, appartenenti ai partecipanti.
L’esperienza si articolerà attraverso incontri pensati per conoscersi, agire, riflettere e praticare attraverso i linguaggi del corpo, focalizzandosi sulla formalizzazione di alcuni gesti e posture con l’obiettivo ultimo di creare, da questo patrimonio, un’azione condivisa.
Il processo di creazione, fondato sulla relazione nascente tra tutti i partecipanti, favorirà la creazione di un ambiente condiviso e collettivo, dove valorizzare e riscoprire, attraverso lo sguardo dell’artista, le proprie capacità, maestrie, debolezze.
Negocio de gestos
Su invito del Centro Nazionale di Produzione della danza Virgilio Sieni, nell’ambito di Atlas Guaranì, nuevos gestos del siglo XXI, progetto ospite del Festival internacional de las Artes de Santa Rosa, Anna Castelli e Franco La Cecla, due ricercatori già uniti dalla ricerca di interrelazione tra arti e antropologia, passano due settimane in una piccola “aldea” del Chaco boliviano, un villaggio di venti case di fango e paglia, Santa Rosa del Cuevo, per lavorare insieme ai coreografi Virgilio Sieni e Delfina Stella in un progetto che intende creare un atlante di gesti attraverso azioni coreografiche condivise con la comunità.
Questa volta sono gli strumenti della danza che permettono loro di esplorare il contesto, di tirare fuori dai gesti individuali e collettivi qualcosa che sono abituati a fare in genere con il fieldwork, con interviste, osservazione partecipata, shadowing e note di campo. Il gesto precede la parola. Un singolo gesto è un inizio per capire una comunità.
Delfina interroga direttamente i corpi degli abitanti, chiedendo loro di ripetere e di rielaborare i gesti quotidiani, le posture, i movimenti che le tessitrici fanno al telaio, le negozianti di carni con le merci, i bambini nei giochi, nel cammino di chilometri tra scuola e casa, i saggi del paese nel muovere le mani discorrendo. Senza parole sono le braccia, le gambe, i fianchi, le bocche, gli sguardi, il toccare e il reciproco toccarsi a raccontare la comunità di indios guaranì, di una delle zone più aspre e magnifiche di altopiano di macchie e tronchi di quebracho. Durante le due settimane nell’osservare e registrare il processo ci si rende conto che esiste una maniera di vivere dove il cielo abbacinante dalle nuvole velocissime, il calore, le sabbie che tutto pervadono, le abitazioni in adobe sagomano i corpi e li dirigono secondo delle direttrici precise. I corpi degli infanti, come delle bambine e dei bambini e degli adolescenti, come degli adulti, donne e uomini sono generati dal terreno, se ne servono come luogo di composizione dello scenario quotidiano, vi si stendono, vi si accosciano, vi si seggono, vi tracciano le proprie impressioni e le cancellano. La sabbia argillosa e rossa è il palcoscenico di ogni rappresentazione.
La comunità li interroga: raccontateci di voi. E li costringe a chiedersi: che siamo venuti a fare qui? È possibile che questo non sia l’ennesimo episodio di appropriazione, di estrattivismo culturale?
La risposta sta nella capacità di restituzione di quello che apprendiamo, nel “commercio di gesti”, nel “negocio de gestos”, che intercorre tra noi e la comunità. Se siamo capaci di ridare ai suoi componenti il riflesso dei loro gesti nei nostri occhi e il valore che essi hanno come relazione speciale che attraverso di essi ha la comunità con il suo mondo, allora il nostro esser qui trova senso.
Se ci si pensa un attimo, si tratta di rovesciare la relazione, di fare in modo che sia un vero commercio, che i ricercatori si servano dei danzatori e questi dell’abitudine degli osservatori a fare paragoni con altri mondi conosciuti e osservati. Che entrambi si servano della comunità per capire un mondo diversissimo dal loro, che la comunità si serva degli ospiti e degli stranieri, sia gli stranieri che danzano che quelli che stanno con gli occhi sgranati a osservare e registrare per imparare a guardarsi dal di fuori, per cogliere nella propria quotidianità ciò che distingue questa comunità da qualunque altra al mondo e che nello stesso tempo la fa diventare preziosa per il resto del mondo.
I gesti colti nello scorrere dei giorni, inclusi nei giochi collettivi e rielaborati nelle coreografie sono stati documentati in un lavoro video che verrà presentato alla comunità durante i giorni del Festival internacional de las Artes.
INFORMAZIONI
accademia@virgiliosieni.it
055 2280525